Velocità e lentezza
Ognuno di noi ha una sua idea del tempo di un movimento. Pensate al lavoro che c’è dietro un’orchestra per fare andare “a tempo” tanti elementi. O più semplicemente a camminare vicino a qualcuno che ha un passo diverso e ci si ritrova sempre un po’ più avanti o indietro… Ci troviamo bene con le persone che hanno “i nostri ritmi” ed è un inferno andare in vacanza con persone che li stravolgono. Eppure spesso dobbiamo adattarci a vivere al tempo di qualcun altro. Per esempio sul lavoro con le maledette scadenze che ci tengono svegli la notte, o anche con amici e in famiglia quando cominciamo a essere stanchi di rumore e confusione e vorremmo rallentare il ritmo.
Oggi si parla di rallentare, di relax, di “tempo per sé” come momenti da prendere, con qualche senso di colpa, al di fuori della vita quotidiana fatta di tempi altrui. Scanditi da orologi che segnano minuti e secondi rischiamo di dimenticare che il nostro corpo, biologico e psichico, ha altri ritmi e altre esigenze che se ignorate troppo a lungo prima o poi ci faranno pagare il conto.
Quando qualcuno viene per un trattamento Feldenkrais e si aspetta di far sparire dei dolori, spesso cervicali, in poche sedute cerco sempre di prendere il tempo per capire, e fargli capire, quanto ci hanno messo questi dolori a svilupparsi. Posture e movimenti errati per anni, che da giovani riusciamo a neutralizzare facilmente, nel tempo provocano prima lievi dolori, che vengono trascurati perché “non c’è tempo” da dedicare a sé stessi, e quando i dolori si aggravano ecco che si cerca immediatamente sollievo, possibilmente senza cambiare nessuna abitudine.
Siamo nell’epoca del “tutto subito” ma il nostro corpo sembra non averlo proprio capito!!
Ci vuole umiltà ad ammettere di avere maltrattato sé stessi e di avere abusato delle proprie risorse energetiche. A volte non ce ne rendiamo neanche conto fino a che un incidente ci pone di fronte a un inevitabile blocco.
Col Metodo Feldenkrais facciamo un lavoro che non è solo recupero del movimento ma educazione al movimento, educazione al proprio ritmo e alle proprie esigenze. Ci si educa al lasciare andare schemi imposti dalla fretta e dalle convenzioni e a recuperare schemi più naturali da attivare con i nostri ritmi.
Paradossalmente per alcune persone la mancanza di sforzo e di sofferenza è indice di non efficacia. Siamo talmente abituati ad andare “contro” che non riusciamo più ad andare “con” noi stessi. In questo caso non solo il nostro corpo è bloccato ma sopratutto la nostra psiche. L’immagine che abbiamo di noi stessi si è fissata nel “io sono così” e non ci permette di essere flessibili e creativi.
Moshe Feldenkrais diceva che non era interessato ai corpi flessibili ma alla mente flessibile. Se la nostra mente si apre a ciò che possiamo fare di diverso, il nostro corpo la seguirà.
Fermarsi, ritrovare il proprio ritmo, rallentare per ritrovarsi sono esigenze primarie. Imparare a conoscere i nostri tempi dovrebbe fare parte della nostra educazione. Se ci conosciamo meglio possiamo lavorare meglio con la vita che ci è data, senza limitarci ai tempi e alle esigenze altrui.